ALTA VIA della Valfontana

ESSENDO IL PERCORSO COMPLETO QUI DESCRITTO PIUTTOSTO LUNGO PERCORREREMO UN TRACCIATO PIU’ BREVE MA ALTRETTANTO SUGGESTIVO.
  • DATA: 29-30 agosto 2009
  • RITROVO: Ponte in Valtellina- Piazza della Vittoria
  • ORE: 6.00
  • LOCALITA' PARTENZA: Valfontana- S. Antonio
  • DIFFICOLTA': EE+
  • COORDINATORE:

- Franco Zucchi (320 5692229) - Simone Bondio ( 349 5330776)

PER SEGNALARE LA PROPRIA PARTECIPAZIONE E PER RICHIEDERE ULTERIORI INFORMAZIONI CONTATTARE I COORDINATORI OPPURE INVIARE UNA MAIL A giovani@cai.sondrio.it

DESCRIZIONE GENERALE ALTA VIA DELLA VALFONTANA

L’Alta Via della Val Fontana non è un sentiero, ma una traccia ideale che collega le vette principali del gruppo dello Scalino sul versante sud. L’idea venne nel 1985 all’alpinista pontasco Luigi Pasini, che dopo anni di esplorazioni riuscì a trovare i passaggi per compiere questo percorso, tra bocchette seminascoste, sentieri sconosciuti di contrabbandieri e creste panoramiche. Luigi dice che la si potrebbe chiamare “Alta Via delle otto valli” perché otto sono le valli laterali della Val Fontana toccate da questo percorso.
“Non si tratta di un percorso escursionistico, ma di una traccia alpinistica, facile, ma non priva di tratti in cui occorre prestare attenzione. Per fare un paragone potrei dire: qualcosa come il Sentiero Roma… ma senza il sentiero!”.
La tracciatura fu compiuta da un gruppo di amici: oltre a Luigi c’erano Riccardo Canova (a lungo presidente della sottosezione del CAI di Ponte), Mauro Rusconi, Lidia Beltramini e Valeria Balzarolo, e venne eseguita in un periodo di circa due anni. Non si tratta però di un lavoro completato: a causa delle normative allora in vigore non fu infatti possibile segnare la via nel territorio svizzero, il che pose non pochi problemi nel tratto dal Monte Combolo alla Val Malgina.
A causa della quasi totale assenza di punti di appoggio nella sponda sinistra della valle (l’unico, l’alpe Arasé, si trova decisamente troppo in basso per essere utile) quella che avrebbe dovuto essere una via in tre tappe diventò forzosamente di due, con il punto mediano costituito dalla Capanna Cederna Maffina.
“Il modo migliore per pensare all’Alta Via è considerarla come un anello – dice Luigi – con partenza e arrivo tra il ponte di Premelé e Sant’Antonio”.

Da Ponte in Valtellina si sale per la strada asfaltata in direzione Val Fontana. Superata la chiesa di San Rocco, al bivio si continua addentrandosi nella valle. Attraversato il Ponte di Premelé, dopo pochi tornanti tra prati di un verde intenso e lucente si giunge al nucleo di Sant’Antonio (m 1208), dove si lascia la macchina.
Si superano a piedi due tornanti della carrozzabile, perndendo il sentiero sulla dx (è un tratto del “Sentiero del Sole”) che conduce fino all’alpeggio di San Gaetano (Dalico) a mt. 1696.
Qui inizia il vero e proprio è percorso dell’Alta Via, quei triangoli gialli e rossi che la rendono riconoscibile. Si percorre la costa di San Gaetano, poi il Viale della Formica e, oltrepassati il Monte Brione, il Monte Calighé e il Monte Piudé, si arriva alla Bocchetta della Combolina (m 2566) dalla quale si imbocca la via per la salita al Combolo (m 2900), da cui si ammira un vasto panorama che spazia tra cime e i bellissimi laghi dei Matt e della Regina.
Si passa brevemente in territorio svizzero tenendosi il più possibile vicino alla cresta e discendendo dalla Bocchetta di Malgina (m 2619). Lasciando la cresta si percorre un traverso della Val Malgina che, dopo una leggera discesa, risale verso il Buchèl de l’Asen (m 2650), a ridosso della Cima di Ganda Rossa. Si discende lungo la Valle dei Laghi, oltre il Lac Gelt e dopo aver perso circa 250 metri di quota, in corrispondenza con il sentiero che dai laghi sale al Passo dell’Arasé si continua in direzione della Bocchetta di Sareggio, quella più a valle delle tre feritoie che si aprono nella dorsale che conduce al pizzo omonimo.
Ci si riavvicina poi alla cresta e si recupera lentamente quota passando a ridosso della Bocchetta di Vertegna (m 2588) del passo delle Saline (2594) e costeggiando le pendici dei Tre Pizzi e del Monte Gardé.
Mantenendosi in quota ma piegando verso sud-ovest si passa a monte del Campanilone, testone roccioso dalla forma di una grossa cupola, e si scende fino alla Capanna Cederna (m 2582), utile punto di riposo accogliente e sempre aperto.
Il giorno seguente si discende lungo le morene del Pizzo Painale fino a poco sopra l’Alpe Forame, dalla quale si inizia un lungo traverso che porta allo spartiacque con l’Aiada. Cercando di non perdere eccessivamente quota (scendendo comunque verso i 2100) si passa a monte dell’Aiada e si risale percorrendo un breve tratto attrezzato per poi attraversare più in alto dell'Alpe Mortirolo.
Infine una salita costante porta al passo di Cigola (m 2561)
Mantenendosi sui 2500 si passa sotto le cime che coronano la Val Vicima: il Pizzo Calino,la Cima Vicima e la Vetta di Ron , diverse l’una dall’altra ma ugualmente maestose. L’ultima salita dell’Alta Via è quella che arriva alla Bocchetta di Ron (m 2639) tra il Dos di Scespét e la Cima dei Mott.
Da qui inizia una lunga discesa attraverso la Val di Ron, che passa prima alle baite vicino alla Capanna Vetta di Rhon (m 2164), poi al Guat (m 1964) e termina a Masarescia (m 1704), dove inizia la strada sterrata.
Per chiudere l’ideale anello si attraversa il prato di Masarescia trovando la traccia del Sentiero di Costa fino a poco sopra San Bernardo (m 1237). Dal tornante dove termina il Sentiero si scende fino al tornante successivo, da cui si distacca un tratto del Sentiero del Sole, già conosciuto come sentiero Zoboli. Il percorso sale lentamente fino all’acqua ferruginosa, attraversa la Valle del Rio e culmina nella corna di Sciuscervin, panoramico avamposto del crinale nella valle. Dopo un tratto ripido a tornanti, si scende in quello che resta della mulattiera/carrozzabile che era stata costruita nel ventennio fascista per servire le miniere di piombo argentifero, le cui entrate (oggi murate) si incontrano nel percorso. Passata infine la valle di Ruina si giunge al ponte di Sant’Antonio, chiudendo una via faticosa ma ricca di vedute e cambiamenti di paesaggio.

(Maurizio Zucchi)